«Spero in una linea rossa tra Unione europea e Usa».
Lo statista: «La domanda è se noi altri ce la faremo»
ROMA - «L'Italia ce la farà, a condizione che abbia la fiducia per affrontare i sacrifici necessari a costruire il futuro». Lo ha detto Giorgio Napolitano parlando con Henry Kissinger alla conferenza internazionale che si è svolta a Villa Madama in memoria di Gianni Agnelli. L'ex segretario di Stato americano si era detto molto più ottimista: «L'Italia ce l'ha sempre fatta, la vera domanda è se noi altri ce la faremo. L'Italia, non dimentichiamolo, è il Paese che è sempre tornato anche dopo i disastri». «Non dobbiamo farci paralizzare dai contrasti ideologici, non dobbiamo farci bloccare da una sorta di 'hyperpartisanship' (eccesso di partigianeria politica), che è una camicia di forza» e costituisce un problema tanto in Usa quanto in Italia, ha sottolineato ancora Napolitano.
GRANDI SFIDE - Il discorso si è poi allargato all'Europa e al contributo che da sola e insieme agli Stati Uniti può dare per affrontare le grandi sfide mondiali. Le sfide che vengono dalla crescita, soprattutto in Asia di nuove potenze, ha detto Napolitano, vede l'affermarsi di Stati nazione, forme statuali che in Europa da ormai 50 anni coesistono con forme nuove, quelle dell'integrazione sovranazionale, dell'unione di stati e popoli nel concetto di sovranità condivisa. Kissinger ha detto che le potenze emergenti dell'Asia rappresentano forse la più grande sfida di fronte all'alleanza transatlantica. Questioni quali l'energia, il petrolio, devono spingerci alla visione dei costruttori del legame tra le due sponde dell'Atlantico, «a guardare ai valori che ci hanno reso grandi per porci il problema di una comunità più vasta in cui risolvere i nuovi grandi problemi».
RAPPORTI UE-USA - Un ampio capitolo è stato dunque dedicato ai rapporti tra Ue e Usa. «Spero in una linea rossa tra Unione europea e Stati Uniti» ha detto Napolitano. A motivare oggi il rapporto transatlantico - spiega il Capo dello Stato - non è solo il passato, che pure fornisce importanti motivazioni, ma è la coscienza delle sfide da affrontare, «un futuro quanto mai incerto che ci chiama a questa prova solidale». Napolitano spera che «non sia troppo lontano il momento in cui per parlare con l'Europa il presidente degli Stati Uniti potrà chiamare un singolo numero di telefono e trovare all'altro capo chi sappia e possa rispondergli rappresentando e impegnando l'Unione Europea nel suo insieme». La grande sfida per l'Europa in questo momento è superare «la cacofonia di posizioni che spesso esprime», incalza Napolitano.
SICUREZZA E DIFESA - Per seguire questa direzione l'Unione Europea deve farsi carico più apertamente dei problemi di una politica comune nel campo della sicurezza e della difesa, per rendere credibile il suo operato ed essere conseguente con gli impegni nelle missioni multilaterali di stabilizzazione in numerose aree che comportano già «una presenza anche militare con uno spiegamento di uomini e mezzi mai raggiunto dopo la Seconda Guerra Mondiale». L'Europa nel suo insieme, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «ha riconosciuto e riconosce di dover rafforzare la sua 'capability' militare». La fase di transizione attraversata dall'Europa, ha detto Napolitano, crea certamente delle «difficoltà sul terreno di un impegno comune Ue-Usa per la sicurezza mondiale, ma non regge la polemica distinzione che si è fatta tra Marte e Venere. In Europa si è manifestata in misura crescente la consapevolezza dell'impossibilità di fare esclusivo riferimento alla forza degli Stati Uniti per fronteggiare le sfide globali».
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ROMA - «L'Italia ce la farà, a condizione che abbia la fiducia per affrontare i sacrifici necessari a costruire il futuro». Lo ha detto Giorgio Napolitano parlando con Henry Kissinger alla conferenza internazionale che si è svolta a Villa Madama in memoria di Gianni Agnelli. L'ex segretario di Stato americano si era detto molto più ottimista: «L'Italia ce l'ha sempre fatta, la vera domanda è se noi altri ce la faremo. L'Italia, non dimentichiamolo, è il Paese che è sempre tornato anche dopo i disastri». «Non dobbiamo farci paralizzare dai contrasti ideologici, non dobbiamo farci bloccare da una sorta di 'hyperpartisanship' (eccesso di partigianeria politica), che è una camicia di forza» e costituisce un problema tanto in Usa quanto in Italia, ha sottolineato ancora Napolitano.
GRANDI SFIDE - Il discorso si è poi allargato all'Europa e al contributo che da sola e insieme agli Stati Uniti può dare per affrontare le grandi sfide mondiali. Le sfide che vengono dalla crescita, soprattutto in Asia di nuove potenze, ha detto Napolitano, vede l'affermarsi di Stati nazione, forme statuali che in Europa da ormai 50 anni coesistono con forme nuove, quelle dell'integrazione sovranazionale, dell'unione di stati e popoli nel concetto di sovranità condivisa. Kissinger ha detto che le potenze emergenti dell'Asia rappresentano forse la più grande sfida di fronte all'alleanza transatlantica. Questioni quali l'energia, il petrolio, devono spingerci alla visione dei costruttori del legame tra le due sponde dell'Atlantico, «a guardare ai valori che ci hanno reso grandi per porci il problema di una comunità più vasta in cui risolvere i nuovi grandi problemi».
RAPPORTI UE-USA - Un ampio capitolo è stato dunque dedicato ai rapporti tra Ue e Usa. «Spero in una linea rossa tra Unione europea e Stati Uniti» ha detto Napolitano. A motivare oggi il rapporto transatlantico - spiega il Capo dello Stato - non è solo il passato, che pure fornisce importanti motivazioni, ma è la coscienza delle sfide da affrontare, «un futuro quanto mai incerto che ci chiama a questa prova solidale». Napolitano spera che «non sia troppo lontano il momento in cui per parlare con l'Europa il presidente degli Stati Uniti potrà chiamare un singolo numero di telefono e trovare all'altro capo chi sappia e possa rispondergli rappresentando e impegnando l'Unione Europea nel suo insieme». La grande sfida per l'Europa in questo momento è superare «la cacofonia di posizioni che spesso esprime», incalza Napolitano.
SICUREZZA E DIFESA - Per seguire questa direzione l'Unione Europea deve farsi carico più apertamente dei problemi di una politica comune nel campo della sicurezza e della difesa, per rendere credibile il suo operato ed essere conseguente con gli impegni nelle missioni multilaterali di stabilizzazione in numerose aree che comportano già «una presenza anche militare con uno spiegamento di uomini e mezzi mai raggiunto dopo la Seconda Guerra Mondiale». L'Europa nel suo insieme, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «ha riconosciuto e riconosce di dover rafforzare la sua 'capability' militare». La fase di transizione attraversata dall'Europa, ha detto Napolitano, crea certamente delle «difficoltà sul terreno di un impegno comune Ue-Usa per la sicurezza mondiale, ma non regge la polemica distinzione che si è fatta tra Marte e Venere. In Europa si è manifestata in misura crescente la consapevolezza dell'impossibilità di fare esclusivo riferimento alla forza degli Stati Uniti per fronteggiare le sfide globali».
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