10. I tempi lunghi e la posa B
Per modificare la quantità di luce che impressionerà la pellicola o il ccd esistono due modi: o si varia l'apertura del diaframma, lasciando passare più o meno luce, o si varia il tempo di esposizione, lasciando aperto l'otturatore per più o meno tempo.
Ovviamente, per ottenere un'esposizione corretta, se diminuiamo l'apertura del diaframma dovremo aumentare i tempi di esposizione e viceversa.
Normalmente si utilizzano tempi dell'ordine di 1/250, mentre sceglieremo tempi più brevi per immagini di soggetti in movimento o realizzate in condizioni particolari (ad esempio se siamo noi e la macchina fotografica a muoverci!).
Se pero decidiamo di impressionare piu dettagli possibili in un panorama chiudendo il diaframma, o siamo in ambienti buii sara obbligatoria aumentare i tempi di esposizione.
Le moderne fotocamere permettono di impostare tempi tra i 2-10-15 e anche 30 secondi vi e poi la posa B che permette al fotografo di decidere direttamente il tempo di asposizione.
Quando si utilizzano tempi cosi lunghi sono indispensabili il cavalletto e il cavetto flessibile cosi da evitare qualsiasi vibrazione.
In posa B se fonti luminose saranno in movimento impressioneranno la pellicola disegnando le loro traiettorie.(Es. foto di notte su un autostrada)
Con tempi lunghi, seguendo il veicolo (non l'atleta che si deforma durante il movimento) è possibile dare un particolare effetto di movimento, o semplicemente evidenziare il movimento di un oggetto (il vagone della metropolitana nell'immagine riprodotta) in relazione al soggetto principale fermo.
Sono cmq moltissime le prove che si possono effettuare con i tempi lunghi.
Non dimentichiamo per esempio che per fotografare un lampo sara molto utile chiudere il diaframma piu possibile e settare la macchina a 30 secondi o più cosi da poter catturare qualche lampo che cadra durante l’esposizione.
11. I filtri correttivi
In fotografia la luce agisce in due modi diversi. Quando colpisce la pellicola o il ccd si comporta come un fascio di particelle (fotoni); ma prima, mentre sta passando attraverso l'obiettivo o un altro materiale trasparente, si presenta come un movimento ondulatorio.
La luce visibile è uno spettro continuo composto da diverse lunghezze d'onda. Nello spettro visibile, che rappresenta solo una parte del più ampio spettro elettromagnetico, percepiamo le diverse lunghezze d'onda attraverso differenti colori Nonostante la luce proveniente da fonti, quali il Sole, sembri priva di colore (infatti viene chiamata luce bianca) in effetti è composta da tutte le lunghezze d'onda dello spettro visibile, cioè da tutti i colori.
Queste diverse lunghezze d'onda (o colori), come altre caratteristiche, possono essere separate tra loro per mezzo dei filtri. I filtri sono dispositivi traslucidi posti in modo da trasmettere la luce selettivamente rispetto al colore, all'onda di movimento o alla quantità, così da incidere sulla pellicola in modo predeterminato.
Natura ottica dei filtri
Per loro natura, tutti i filtri agiscono sottraendo luce o colore. Ovverosia, rimuovono parte della luce che li attraversa e, quindi, modificano l'esposizione dell’elemento sensibile. Il modo in cui agiscono dipende dalle loro caratteristiche di assorbimento e riflessione e dalla loro capacità di rifrazione.
Effetti cromatici
I filtri visibilmente colorati differenziano le lunghezze d'onda: trasmettendone alcune e assorbendone altre.
Nella teoria di sottrazione del colore, la luce bianca dello spettro visibile è divisa in tre sezioni: blu, verde e rosso. In questo sistema, i filtri gialli assorbono la luce blu, quelli verdi assorbono la rossa, e quelli rossi assorbono il blu e i verde. In una scena esterna, fotografata in bianco e nero, un filtro giallo sull'obiettivo provoca uno scurimento del cielo nella stampa finale (l'assorbimento della luce blu provoca un'esposizione minore nelle aree della pellicola con il tono blu cielo; quindi, il negativo presenta minor densità in queste zone che, di conseguenza, sulla stampa risulteranno più scure rispetto alle zone degli altri colori, meno influenzati dal filtro).
Questo assorbimento selettivo della luce è la base per la scelta dei filtri, ad eccezione della filtratura polarizzante o a densità neutra.
Fattori filtro
Dal momento che i filtri agiscono per sottrazione, ne consegue che il loro uso penalizza l'esposizione (con l'unica eccezione per il filtro ultravioletto: dal momento che la radiazione assorbita da questo filtro è ultravioletta, che non viene percepita in modo significativo dalla pellicola, non è quasi necessaria la compensazione d'esposizione). Questo assorbimento luminoso non è dovuto interamente all'assorbimento della luce da parte del filtro. In parte è dovuto anche alla riflessione della stessa luce sulle superfici del filtro.
Quindi la luce trasmessa da un determinato filtro è la luce che non è né riflessa né assorbita. La quantità di luce riflessa dalla superficie di un filtro è piccola nel centro, ma leggermente maggiore ai bordi, questo è dovuto ai diversi angoli d'incidenza dei raggi di luce coinvolti. Se si sta utilizzando un solo filtro la differenza non è rilevante, ma può diventare un autentico problema se si accoppano più filtri.
Quando si usano i filtri è necessario aumentare l'esposizione per compensare la luce che non viene trasmessa dal filtro. Di solito , questa compensazione viene calcolata per mezzo di un fattore filtro: un valore numerico proporzionale alla diminuzione effettiva dell'esposizione causata dal filtro. Il sistema di numerazione segue il piano di raddoppiamento dell'esposizione già proprio degli altri metodi di compensazione, riferendosi al fatto che uno stop di differenza nell'esposizione può moltiplicarla oppure dividerla per due. Quindi, un fattore filtro 2x, per esempio, richiede un raddoppio dell'esposizione (apertura del diaframma o diminuzione della velocità d'otturazione di uno stop), così come un fattore di 4x ha bisogno di un'esposizione maggiore di quattro volte. Oppure, bisogna moltiplicare il tempo d'esposizione calcolato con l'esposimetro per il fattore filtro.
Esistono diversi fattori per diverse fonti di luce, quali la luce diurna o quella artificiale. Dal momento che la percentuale delle diverse lunghezze d'onda presenti nella luce è diversa, i filtri non le trasmettono nelle medesime percentuali. Perciò, si potrebbe essere obbligati a effettuare delle prove per stabilire i fattori reali di determinati filtri, riferiti alle diverse condizioni ambientali.
Se si usa più di un filtro alla volta, il fattore filtro risultante è il multiplo dei fattori individuali. Quindi, se un filtro presenta un fattore 2,5x e l'altro un fattore 4x il fattore combinato sarà 10x. L'uso contemporaneo di più di due filtri, quindi, può richiedere esposizioni decisamente lunghe.
Slittamento della messa a fuoco
I filtri di spessore considerevole presentano un problema di messa a fuoco rispetto l'obiettivo "libero": sbilanciando la messa a fuoco dell'obiettivo di un terzo del loro spessore. Quindi, usati davanti all'obiettivo, lo fanno accomodare verso il soggetto. Nell'uso normale questo slittamento si può ignorare, diventa importante solo a distanze di messa a fuoco molto brevi, come nella macrofotografia.
La migliore soluzione di questo problema è quella di mettere a fuoco solo dopo che i filtri sono stati sistemati, se è possibile. Nel lavoro che richiede un notevole ingrandimento, è meglio evitare il problema, eseguendo la filtratura cromatica tra la fonte di luce e il soggetto, piuttosto che di fronte all'obiettivo della macchina.
Effetti ottici della sovrapposizione di filtri
I filtri non dovrebbero essere posti sull'obiettivo più di uno per volta, per una serie di ragioni. Tra queste è primario l'effetto cumulativo di un aspetto della luce riflessa: la luce viene riflessa dalle superfici secondo il proprio angolo d'incidenza (ossia, l'angolo con cui il raggio di luce colpisce la superficie).Quando un raggio di luce colpisce una superficie trasparente, come quando passa dall'aria al vetro, viene riflesso relativamente poco; ma quando la colpisce con un angolo inferiore, la percentuale riflessa è maggiore. Usando un solo filtro, con qualsiasi tipo di superficie, questo effetto si nota poco. Ma se si usano diversi filtri sull'obiettivo (ciascuno di essi ha due superfici riflettenti) la perdita di luce che ne risulterà, in esposizione, potrebbe essere notevole. Inoltre, esiste una tendenza alla riflessione della luce ripetuta all'interno del filtro, tra le due superfici dello stesso. Questa luce, deviata dal suo percorso originale, potrebbe colpire la pellicola come un bagliore interno e diminuire il contrasto dell'immagine. A causa degli angoli d'incidenza, questi effetti sono più evidenti quando si usano obiettivi grandangolari. Dunque, gli effetti cumulativi possono essere piuttosto significativi.
Rifrazione della luce
I filtri non solo assorbono la luce, ma la rifrangono o la deviano. Questo provoca conseguenze tali che si dovrebbero considerare. Gli obiettivi per ripresa fotografica sono progettati per un funzionamento ottimale quando non hanno alcun elemento tra loro e il soggetto: il filtro posto sull'obiettivo può dunque disturbare la formazione dell'immagine. Il tipo e l'importanza dell'influenza dipendono dalla planarità del filtro (dal parallelismo delle sue superfici), dal suo spessore e dal preciso posizionamento nel percorso ottico.
In un certo senso, il filtro agisce sull'obiettivo come un elemento addizionale. Se le superfici del filtro non sono piatte, agisce come una lente, deviando la luce secondo le curvature presenti, e danneggiando definitivamente l'immagine. Se le due superfici non sono parallele, agisce come un prisma, disperdendo la luce secondo le sue lunghezze d'onda. Un filtro di vetro, inoltre, cambia la lunghezza focale dell'obiettivo a seconda del suo spessore, tendendo leggermente a sfocare l'immagine. Se lo si pone nel percorso ottico con un angolo che non sia di 90 gradi rispetto all'asse dell'obiettivo, il filtro causa ulteriori disturbi dell'immagine.
Quando usare i filtri
I filtri non sono necessari per tutte le riprese fotografiche. Infatti molte, se non la maggioranza, possono essere eseguite senza filtri, con ottimi risultati. Dunque, quando vengono usati senza necessità, certamente la qualità dell'immagine ne soffre. Quando si inizia a fotografare in bianco e nero, è utile osservare il soggetto attraverso una successione di filtri colore, per vedere se qualche colore produce un miglioramento apparente nella separazione della luminosità relativa. Nella fotografia a colori di panorami, vale la pena di tentare l'uso di un filtro polarizzatore per vedere se così migliora la resa del cielo, o se viene eliminata la foschia. Sia nella fotografia in bianco e nero sia in quella a colori, quando sono presenti riflessi visibili nella scena conviene provare se con un filtro polarizzatore l'immagine migliora.
Alle volte potrebbe sembrare fastidioso usare un filtro ma, se questo è scelto accuratamente, i suoi vantaggi superano decisamente gli svantaggi. Si consiglia di seguire questi suggerimenti base:
1. Un filtro dovrebbe essere usato solo quando serve.
2. Il tipo di filtro deve essere quello adeguato allo scopo prefissato.
3. All'atto dell'acquisto occorre fare attenzione alla qualità della marca (i filtri di vetro più economici possono
risultare un misero affare).
4. Il filtro deve essere montato correttamente.
5. Sul vetro smerigliato e con le macchine reflex, la messa a fuoco finale deve essere effettuata con il filtro già inserito
sull'obiettivo.
Scelta del filtro
I filtri sono disponibili nei tipi quadrati in gelatina incollata tra due vetri e poi esistono i filtri di vetro. Le gelatine potrebbero essere i filtri colore preferibili per la maggior parte degli usi: infatti, sono talmente sottili da causare ben pochi problemi ottici. Sono economici, e con buona cura durano parecchio; possono essere trasportati facilmente in notevoli quantità, grazie al loro peso contenuto. Comunque, non possono essere puliti e vengono danneggiati facilmente da impronte e graffiature. Inoltre, se si deve lavorare all'umido, si ricordi che la gelatina è solubile.
Il tipo a gelatina incollata nel vetro è di lunga durata e si può pulire, ma è piuttosto costoso e, se cade, si può rompere o dividere; trasportandone parecchi potrebbero risultare pesanti e ingombranti. I filtri polarizzatori sono quasi sempre di questo tipo.
Alcuni filtri speciali sono disponibili solo in vetro di particolare qualità. In questo caso non esiste scelta del tipo, eccetto per la marca o lo spessore. Si dovrebbero usare solo i migliori filtri in vetro, e non dovrebbero essere più spessi del necessario (per pulire i filtri di vetro, si devono spazzolare leggermente tutte le particelle di polvere e quindi è necessario alitare sul vetro prima di lucidarlo leggermente con un panno soffice, proprio come si fa con gli obiettivi).
Per modificare la quantità di luce che impressionerà la pellicola o il ccd esistono due modi: o si varia l'apertura del diaframma, lasciando passare più o meno luce, o si varia il tempo di esposizione, lasciando aperto l'otturatore per più o meno tempo.
Ovviamente, per ottenere un'esposizione corretta, se diminuiamo l'apertura del diaframma dovremo aumentare i tempi di esposizione e viceversa.
Normalmente si utilizzano tempi dell'ordine di 1/250, mentre sceglieremo tempi più brevi per immagini di soggetti in movimento o realizzate in condizioni particolari (ad esempio se siamo noi e la macchina fotografica a muoverci!).
Se pero decidiamo di impressionare piu dettagli possibili in un panorama chiudendo il diaframma, o siamo in ambienti buii sara obbligatoria aumentare i tempi di esposizione.
Le moderne fotocamere permettono di impostare tempi tra i 2-10-15 e anche 30 secondi vi e poi la posa B che permette al fotografo di decidere direttamente il tempo di asposizione.
Quando si utilizzano tempi cosi lunghi sono indispensabili il cavalletto e il cavetto flessibile cosi da evitare qualsiasi vibrazione.
In posa B se fonti luminose saranno in movimento impressioneranno la pellicola disegnando le loro traiettorie.(Es. foto di notte su un autostrada)
Con tempi lunghi, seguendo il veicolo (non l'atleta che si deforma durante il movimento) è possibile dare un particolare effetto di movimento, o semplicemente evidenziare il movimento di un oggetto (il vagone della metropolitana nell'immagine riprodotta) in relazione al soggetto principale fermo.
Sono cmq moltissime le prove che si possono effettuare con i tempi lunghi.
Non dimentichiamo per esempio che per fotografare un lampo sara molto utile chiudere il diaframma piu possibile e settare la macchina a 30 secondi o più cosi da poter catturare qualche lampo che cadra durante l’esposizione.
11. I filtri correttivi
In fotografia la luce agisce in due modi diversi. Quando colpisce la pellicola o il ccd si comporta come un fascio di particelle (fotoni); ma prima, mentre sta passando attraverso l'obiettivo o un altro materiale trasparente, si presenta come un movimento ondulatorio.
La luce visibile è uno spettro continuo composto da diverse lunghezze d'onda. Nello spettro visibile, che rappresenta solo una parte del più ampio spettro elettromagnetico, percepiamo le diverse lunghezze d'onda attraverso differenti colori Nonostante la luce proveniente da fonti, quali il Sole, sembri priva di colore (infatti viene chiamata luce bianca) in effetti è composta da tutte le lunghezze d'onda dello spettro visibile, cioè da tutti i colori.
Queste diverse lunghezze d'onda (o colori), come altre caratteristiche, possono essere separate tra loro per mezzo dei filtri. I filtri sono dispositivi traslucidi posti in modo da trasmettere la luce selettivamente rispetto al colore, all'onda di movimento o alla quantità, così da incidere sulla pellicola in modo predeterminato.
Natura ottica dei filtri
Per loro natura, tutti i filtri agiscono sottraendo luce o colore. Ovverosia, rimuovono parte della luce che li attraversa e, quindi, modificano l'esposizione dell’elemento sensibile. Il modo in cui agiscono dipende dalle loro caratteristiche di assorbimento e riflessione e dalla loro capacità di rifrazione.
Effetti cromatici
I filtri visibilmente colorati differenziano le lunghezze d'onda: trasmettendone alcune e assorbendone altre.
Nella teoria di sottrazione del colore, la luce bianca dello spettro visibile è divisa in tre sezioni: blu, verde e rosso. In questo sistema, i filtri gialli assorbono la luce blu, quelli verdi assorbono la rossa, e quelli rossi assorbono il blu e i verde. In una scena esterna, fotografata in bianco e nero, un filtro giallo sull'obiettivo provoca uno scurimento del cielo nella stampa finale (l'assorbimento della luce blu provoca un'esposizione minore nelle aree della pellicola con il tono blu cielo; quindi, il negativo presenta minor densità in queste zone che, di conseguenza, sulla stampa risulteranno più scure rispetto alle zone degli altri colori, meno influenzati dal filtro).
Questo assorbimento selettivo della luce è la base per la scelta dei filtri, ad eccezione della filtratura polarizzante o a densità neutra.
Fattori filtro
Dal momento che i filtri agiscono per sottrazione, ne consegue che il loro uso penalizza l'esposizione (con l'unica eccezione per il filtro ultravioletto: dal momento che la radiazione assorbita da questo filtro è ultravioletta, che non viene percepita in modo significativo dalla pellicola, non è quasi necessaria la compensazione d'esposizione). Questo assorbimento luminoso non è dovuto interamente all'assorbimento della luce da parte del filtro. In parte è dovuto anche alla riflessione della stessa luce sulle superfici del filtro.
Quindi la luce trasmessa da un determinato filtro è la luce che non è né riflessa né assorbita. La quantità di luce riflessa dalla superficie di un filtro è piccola nel centro, ma leggermente maggiore ai bordi, questo è dovuto ai diversi angoli d'incidenza dei raggi di luce coinvolti. Se si sta utilizzando un solo filtro la differenza non è rilevante, ma può diventare un autentico problema se si accoppano più filtri.
Quando si usano i filtri è necessario aumentare l'esposizione per compensare la luce che non viene trasmessa dal filtro. Di solito , questa compensazione viene calcolata per mezzo di un fattore filtro: un valore numerico proporzionale alla diminuzione effettiva dell'esposizione causata dal filtro. Il sistema di numerazione segue il piano di raddoppiamento dell'esposizione già proprio degli altri metodi di compensazione, riferendosi al fatto che uno stop di differenza nell'esposizione può moltiplicarla oppure dividerla per due. Quindi, un fattore filtro 2x, per esempio, richiede un raddoppio dell'esposizione (apertura del diaframma o diminuzione della velocità d'otturazione di uno stop), così come un fattore di 4x ha bisogno di un'esposizione maggiore di quattro volte. Oppure, bisogna moltiplicare il tempo d'esposizione calcolato con l'esposimetro per il fattore filtro.
Esistono diversi fattori per diverse fonti di luce, quali la luce diurna o quella artificiale. Dal momento che la percentuale delle diverse lunghezze d'onda presenti nella luce è diversa, i filtri non le trasmettono nelle medesime percentuali. Perciò, si potrebbe essere obbligati a effettuare delle prove per stabilire i fattori reali di determinati filtri, riferiti alle diverse condizioni ambientali.
Se si usa più di un filtro alla volta, il fattore filtro risultante è il multiplo dei fattori individuali. Quindi, se un filtro presenta un fattore 2,5x e l'altro un fattore 4x il fattore combinato sarà 10x. L'uso contemporaneo di più di due filtri, quindi, può richiedere esposizioni decisamente lunghe.
Slittamento della messa a fuoco
I filtri di spessore considerevole presentano un problema di messa a fuoco rispetto l'obiettivo "libero": sbilanciando la messa a fuoco dell'obiettivo di un terzo del loro spessore. Quindi, usati davanti all'obiettivo, lo fanno accomodare verso il soggetto. Nell'uso normale questo slittamento si può ignorare, diventa importante solo a distanze di messa a fuoco molto brevi, come nella macrofotografia.
La migliore soluzione di questo problema è quella di mettere a fuoco solo dopo che i filtri sono stati sistemati, se è possibile. Nel lavoro che richiede un notevole ingrandimento, è meglio evitare il problema, eseguendo la filtratura cromatica tra la fonte di luce e il soggetto, piuttosto che di fronte all'obiettivo della macchina.
Effetti ottici della sovrapposizione di filtri
I filtri non dovrebbero essere posti sull'obiettivo più di uno per volta, per una serie di ragioni. Tra queste è primario l'effetto cumulativo di un aspetto della luce riflessa: la luce viene riflessa dalle superfici secondo il proprio angolo d'incidenza (ossia, l'angolo con cui il raggio di luce colpisce la superficie).Quando un raggio di luce colpisce una superficie trasparente, come quando passa dall'aria al vetro, viene riflesso relativamente poco; ma quando la colpisce con un angolo inferiore, la percentuale riflessa è maggiore. Usando un solo filtro, con qualsiasi tipo di superficie, questo effetto si nota poco. Ma se si usano diversi filtri sull'obiettivo (ciascuno di essi ha due superfici riflettenti) la perdita di luce che ne risulterà, in esposizione, potrebbe essere notevole. Inoltre, esiste una tendenza alla riflessione della luce ripetuta all'interno del filtro, tra le due superfici dello stesso. Questa luce, deviata dal suo percorso originale, potrebbe colpire la pellicola come un bagliore interno e diminuire il contrasto dell'immagine. A causa degli angoli d'incidenza, questi effetti sono più evidenti quando si usano obiettivi grandangolari. Dunque, gli effetti cumulativi possono essere piuttosto significativi.
Rifrazione della luce
I filtri non solo assorbono la luce, ma la rifrangono o la deviano. Questo provoca conseguenze tali che si dovrebbero considerare. Gli obiettivi per ripresa fotografica sono progettati per un funzionamento ottimale quando non hanno alcun elemento tra loro e il soggetto: il filtro posto sull'obiettivo può dunque disturbare la formazione dell'immagine. Il tipo e l'importanza dell'influenza dipendono dalla planarità del filtro (dal parallelismo delle sue superfici), dal suo spessore e dal preciso posizionamento nel percorso ottico.
In un certo senso, il filtro agisce sull'obiettivo come un elemento addizionale. Se le superfici del filtro non sono piatte, agisce come una lente, deviando la luce secondo le curvature presenti, e danneggiando definitivamente l'immagine. Se le due superfici non sono parallele, agisce come un prisma, disperdendo la luce secondo le sue lunghezze d'onda. Un filtro di vetro, inoltre, cambia la lunghezza focale dell'obiettivo a seconda del suo spessore, tendendo leggermente a sfocare l'immagine. Se lo si pone nel percorso ottico con un angolo che non sia di 90 gradi rispetto all'asse dell'obiettivo, il filtro causa ulteriori disturbi dell'immagine.
Quando usare i filtri
I filtri non sono necessari per tutte le riprese fotografiche. Infatti molte, se non la maggioranza, possono essere eseguite senza filtri, con ottimi risultati. Dunque, quando vengono usati senza necessità, certamente la qualità dell'immagine ne soffre. Quando si inizia a fotografare in bianco e nero, è utile osservare il soggetto attraverso una successione di filtri colore, per vedere se qualche colore produce un miglioramento apparente nella separazione della luminosità relativa. Nella fotografia a colori di panorami, vale la pena di tentare l'uso di un filtro polarizzatore per vedere se così migliora la resa del cielo, o se viene eliminata la foschia. Sia nella fotografia in bianco e nero sia in quella a colori, quando sono presenti riflessi visibili nella scena conviene provare se con un filtro polarizzatore l'immagine migliora.
Alle volte potrebbe sembrare fastidioso usare un filtro ma, se questo è scelto accuratamente, i suoi vantaggi superano decisamente gli svantaggi. Si consiglia di seguire questi suggerimenti base:
1. Un filtro dovrebbe essere usato solo quando serve.
2. Il tipo di filtro deve essere quello adeguato allo scopo prefissato.
3. All'atto dell'acquisto occorre fare attenzione alla qualità della marca (i filtri di vetro più economici possono
risultare un misero affare).
4. Il filtro deve essere montato correttamente.
5. Sul vetro smerigliato e con le macchine reflex, la messa a fuoco finale deve essere effettuata con il filtro già inserito
sull'obiettivo.
Scelta del filtro
I filtri sono disponibili nei tipi quadrati in gelatina incollata tra due vetri e poi esistono i filtri di vetro. Le gelatine potrebbero essere i filtri colore preferibili per la maggior parte degli usi: infatti, sono talmente sottili da causare ben pochi problemi ottici. Sono economici, e con buona cura durano parecchio; possono essere trasportati facilmente in notevoli quantità, grazie al loro peso contenuto. Comunque, non possono essere puliti e vengono danneggiati facilmente da impronte e graffiature. Inoltre, se si deve lavorare all'umido, si ricordi che la gelatina è solubile.
Il tipo a gelatina incollata nel vetro è di lunga durata e si può pulire, ma è piuttosto costoso e, se cade, si può rompere o dividere; trasportandone parecchi potrebbero risultare pesanti e ingombranti. I filtri polarizzatori sono quasi sempre di questo tipo.
Alcuni filtri speciali sono disponibili solo in vetro di particolare qualità. In questo caso non esiste scelta del tipo, eccetto per la marca o lo spessore. Si dovrebbero usare solo i migliori filtri in vetro, e non dovrebbero essere più spessi del necessario (per pulire i filtri di vetro, si devono spazzolare leggermente tutte le particelle di polvere e quindi è necessario alitare sul vetro prima di lucidarlo leggermente con un panno soffice, proprio come si fa con gli obiettivi).
Ultima modifica di il Gio Feb 14, 2008 6:45 pm - modificato 1 volta.
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