Sì al lodo Alfano, via con le intercettazioni
Veltroni: «È una priorità solo per Silvio»
ROMA - Da una parte il lodo Alfano, sull'immunità per le alte cariche dello Stato, dall'altra l'ipotesi che si fa strada di un decreto legge sulle intercettazioni. Mercoledì il presidente Napolitano ha autorizzato la presentazione alle Camere del disegno di legge in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato. La maggioranza incassa e passa oltre, mettendo sul piatto il provvedimento che regolamenta le indagini telefoniche.
URGENZA - «I requisiti di urgenza e necessità sono palesi» secondo il ministro della Giustizia, Alfano. L'unico suo dubbio è legato al rischio decadenza, dato che le Camere sono già 'ingolfate' nel mese di luglio: «Bisognerà valutare, e lo faremo nelle prossime ore, anche la praticabilità parlamentare in vista della gestione dei tempi per la pausa estiva». Un'urgenza per nulla condivisa dal leader del Pd, Veltroni, secondo cui il problema delle intercettazioni non è una «priorità», se non per Silvio Berlusconi. «Vi sembra il problema principale per milioni di italiani? No, non lo è, lo è solo per una persona... - chiosa con i cronisti -. I magistrati debbono poter intercettare tutto quello che ritengono sia necessario alle indagini; ma al tempo stesso debbono essere responsabili di garantire la riservatezza delle intercettazioni».
FINI - Anche Gianfranco Fini avrebbe qualche dubbio in materia. Durante l'incontro di un'ora con Berlusconi, il presidente della Camera, prescindendo dal merito della questione, avrebbe fatto notare che sarebbe impresa assai ardua trovare spazio per la soluzione del decreto, a causa del calendario già fissato, del fatto che ci si trovi a luglio e del clima che gli ultimi eventi hanno determinato fra maggioranza e opposizione. Durante l'incontro, inoltre, fonti azzurre riferiscono che Berlusconi non avrebbe nascosto tutta la propria irritazione per lo scontro in atto sulla giustizia, e avrebbe ribadito la necessità di "andare fino in fondo" sul tema.
GHEDINI - Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia, conferma: «Del decreto sulle intercettazioni parlerà il Consiglio dei ministri venerdì - afferma il parlamentare che è anche difensore di Silvio Berlusconi -. Dovrà valutare se c'è lo spazio in Parlamento per la sua conversione in legge. Immagino che anche il Capo dello Stato abbia accortezza della situazione di gravissimo disagio che si sta vivendo, visto che si pubblicano intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale, ma che possono rovinare la vita di persone che non c'entrano nulla con le indagini».
LA SENTENZA - Intanto passa alle Camere il disegno di legge sull'immunità. Punto di riferimento per la decisione del capo dello Stato è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato. A un primo esame il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza. La Corte, infatti, non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale. Giudicò inoltre «un interesse apprezzabile» la tutela del bene costituito dalla «assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche», rilevando che tale interesse «può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale», e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni.
DL SICUREZZA - Infine, nelle stesse ore in cui il Capo dello Stato ha dato il via libera al «lodo Alfano», la Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dall'opposizione sul decreto sicurezza. Il provvedimento, che contiene anche la contestata norma blocca-processi, prosegue dunque il suo iter parlamentare.
Veltroni: «È una priorità solo per Silvio»
ROMA - Da una parte il lodo Alfano, sull'immunità per le alte cariche dello Stato, dall'altra l'ipotesi che si fa strada di un decreto legge sulle intercettazioni. Mercoledì il presidente Napolitano ha autorizzato la presentazione alle Camere del disegno di legge in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato. La maggioranza incassa e passa oltre, mettendo sul piatto il provvedimento che regolamenta le indagini telefoniche.
URGENZA - «I requisiti di urgenza e necessità sono palesi» secondo il ministro della Giustizia, Alfano. L'unico suo dubbio è legato al rischio decadenza, dato che le Camere sono già 'ingolfate' nel mese di luglio: «Bisognerà valutare, e lo faremo nelle prossime ore, anche la praticabilità parlamentare in vista della gestione dei tempi per la pausa estiva». Un'urgenza per nulla condivisa dal leader del Pd, Veltroni, secondo cui il problema delle intercettazioni non è una «priorità», se non per Silvio Berlusconi. «Vi sembra il problema principale per milioni di italiani? No, non lo è, lo è solo per una persona... - chiosa con i cronisti -. I magistrati debbono poter intercettare tutto quello che ritengono sia necessario alle indagini; ma al tempo stesso debbono essere responsabili di garantire la riservatezza delle intercettazioni».
FINI - Anche Gianfranco Fini avrebbe qualche dubbio in materia. Durante l'incontro di un'ora con Berlusconi, il presidente della Camera, prescindendo dal merito della questione, avrebbe fatto notare che sarebbe impresa assai ardua trovare spazio per la soluzione del decreto, a causa del calendario già fissato, del fatto che ci si trovi a luglio e del clima che gli ultimi eventi hanno determinato fra maggioranza e opposizione. Durante l'incontro, inoltre, fonti azzurre riferiscono che Berlusconi non avrebbe nascosto tutta la propria irritazione per lo scontro in atto sulla giustizia, e avrebbe ribadito la necessità di "andare fino in fondo" sul tema.
GHEDINI - Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia, conferma: «Del decreto sulle intercettazioni parlerà il Consiglio dei ministri venerdì - afferma il parlamentare che è anche difensore di Silvio Berlusconi -. Dovrà valutare se c'è lo spazio in Parlamento per la sua conversione in legge. Immagino che anche il Capo dello Stato abbia accortezza della situazione di gravissimo disagio che si sta vivendo, visto che si pubblicano intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale, ma che possono rovinare la vita di persone che non c'entrano nulla con le indagini».
LA SENTENZA - Intanto passa alle Camere il disegno di legge sull'immunità. Punto di riferimento per la decisione del capo dello Stato è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato. A un primo esame il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza. La Corte, infatti, non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale. Giudicò inoltre «un interesse apprezzabile» la tutela del bene costituito dalla «assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche», rilevando che tale interesse «può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale», e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni.
DL SICUREZZA - Infine, nelle stesse ore in cui il Capo dello Stato ha dato il via libera al «lodo Alfano», la Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dall'opposizione sul decreto sicurezza. Il provvedimento, che contiene anche la contestata norma blocca-processi, prosegue dunque il suo iter parlamentare.
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