CORSO BASE
Sommario
Prefazione:
1. La macchina fotografica
1.2. il corpo
1.3. l'obiettivo
1.4. l'esposimetro e l’esposizione
1.5. l'otturatore
1.6. il diaframma
2. La temperatura della luce
3. Il controllo della luce nella macchina fotografica
4. Esposizioni
4.1. manuale
4.2. automatica a priorità di diaframma
4.3. automatica a priprità di tempo
4.4. programmi
5. Sensibilità del supporto
6. La messa a fuoco e la profondità di campo
7. Importanza della coppia tempo-diaframma
8. Il flash
9. Il controluce
10. I tempi lunghi e la posa B
11. I filtri correttivi
12. Prove pratiche
Prefazione:
Il corso che vedete pubblicato a seguito è frutto di ricerche e rielaborazioni di manuali e testi reperiti dallo staff del corso.
Per ogni sezione verrà aperto uno o più thread in modo da poter discutere ampliamente degli argomenti trattati.
Una volta esauriti i commenti il thread verrà chiuso e archiviato, e si passera a una nuova sezione.
Qualsiasi supporto tecnico (foto esplicative., domande a tema, correzioni) sarà gradito.
Lo staff del Corso base di fotografia
1.La macchina fotografica:
1.1
La macchina fotografica come la deviamo oggi è il frutto del perfezionamento della camera oscura con in più l’aggiunta di una lente e una pellicola o ccd dietro di esso.Il principio delle camera oscura è molto semplice e sicuramente noto alla maggioranza dei lettori del thread.Per chi non l’avesse presente la foto in basso dovrebbe colmare in maniera esaustiva tale lacuna.
Come potete notare l’immagine del soggetto si proietta sulla parete posteriore della camera oscura.
I fasci luminosi infatti attraversano il foro(detto foro stenopeico) e si vanno a disporre ordinatamente sulla parete. Non mi soffermerò oltre sulla descrizione ne sulla storia che della camera oscura descritta gia da Aristotele nel IV secolo a.c. ne sui perfezionamenti che subbi fino al 1826 anno in cui lo studioso Neipce riuscì ad ottenere la prima fotografia(il problema nei secoli passati era infatti riuscire a impressionare l’immagine su un supporto). Da allora cmq la macchina fotografica inizio ad evolversi sempre più velocemente e gia nel 1889 comparve prima pellicola in celluloide tre anni dopo nasceva la Kodak....(se la storia fotografica vi piace magari dedicheremo più in la un thread all’argomento)
Hai nostri giorni le macchine fotografiche sono ormai classificate in varie categorie:
1. Macchine fotografiche a telemetro. Oggi, questa tecnologia è soprattutto riferita all'uso di pellicole 35 mm. Anche se dobbiamo segnalare un certo significativo abbandono di questi modelli, quasi esclusivamente rappresentati dalle Leica.
2. Reflex (a singolo obiettivo). Nelle versioni per pellicole 35 mm (24x36 mm), per il medio formato (4,5x6 mm, 6x6 cm, 6x7 cm su rullo 120 e 220).
3. Reflex biottiche. Nate in combinazione con il grande formato, oggi sopravvivono soltanto nel 6x6 cm, se concentriamo la valutazione alla produzione industriale. Negli Stati Uniti esistono produzioni industriali di biottiche 4x5".
4. Corpi mobili (grande formato). Dove si intendono i formati di pellicola piana, e non già di pellicola in caricatore (35 mm) o in rullo (120 e 220) e, quindi, si parla di 9x12 cm/4x5", 13x18 cm/5x7" e 18x24 cm/8x10". Qui si hanno sistemi a corpi mobili, ovvero con la possibilità di modificare le posizioni relative dell'obiettivo rispetto al piano focale, con costruzione a banco ottico oppure folding (ripiegabile).
5. Press. Usate solo negli Stati Uniti, sono macchine fotografiche a telemetro che ripropongono alcune caratteristiche del grande formato, visto che tradizionalmente si propongono per riprese nel formato 4x5" (anche se ora molte espongono il 6x7 cm o il 6x9 cm da pellicole in rullo 120/220) qui combinato con una costruzione che prevede l'impiego rapido e dinamico a mano libera.
6.Compatte .I modelli compatti sono molto diffusili il loro formato di solito e 24x36. In questa categoria conta molto la fascia di prezzo che determina la qualità ottica, la molteplicità degli automatismi e la presenza di vari accessori l’esposimetro il flash ecc ecc..
7. Digitali. I modelli digitali hanno preso piede da alcuni anni nel mercato e ormai coprono tutti i settori gia sopraccitati (dalle reflex alle compatte).Sono molto simili alle loro sorelle chimiche ma in queste macchine l’immagine viene per cosi dire “catturata” da un CCD (si tratta di un sensore in grado di misurare la luce; i segnali analogici del sensore vengono inviati ad un convertitore che li trasforma in serie di bit.) Queste macchine sono quindi contraddistinte dalla mancanza del rullino e devono essere affiancate da un Pc. Il futuro sembra riservare un piano di rilievo per questa tecnologia sempre in pieno sviluppo e che continua ad avere un notevole incremento delle vendite.
1.2 il corpo
Il corpo macchina è quella parte della macchina fotografica che serve a contenere l’elemento sensibile(pellicola o CCD)Da qui si regola il tempo di esposizione, si controlla l’inquadratura (dal mirino o dal display) e si scatta.
Nel corpo è inoltre contenuto l'otturatore, che è il responsabile dei tempi di scatto.(by quinx)
1.3 l’obbiettivo
L’obbiettivo è la parte della macchina fotografica che serve a raccogliere l’immagine e a trasferirla sull’elemento sensibile, con la luce giusta e senza distorsioni.
Gli obbiettivi sono formati da gruppi di lenti.
Essi si dividono in tre macro famiglie obbiettivi Standard, grandangolare e teleobbiettivo vi sono inoltre gli zoom e le ottiche speciali.
1.3.1 L'obiettivo standard
L'obiettivo standard ha una lunghezza focale di 50 mm in ragione del fatto che il suo angolo di campo si avvicina al campo di visuale dell'occhio umano, e che genera una prospettiva naturale da distanze normali. L'obiettivo standard è grosso modo corrispondente alla diagonale del formato della pellicola.
L'obiettivo standard è quello abitualmente fornito con il corpo macchina. Si tratta di una lunghezza focale ideale per il principiante, per poter appendere i rudimenti essenziali della tecnica fotografica - messa a fuoco, inquadratura, composizione, e misurazione della luce - come pure per sperimentare gli effetti di filtri e lenti addizionali. Chi guarda per la prima volta attraverso il mirino di una fotocamera resta spesso sorpreso nel ritrovarsi un campo visivo ridotto rispetto a quello normale. Ciò si verifica perché l'occhio umano in effetti abbraccia un campo di 180 gradi, ma di questo appena il 25% nel centro è "nitido". Il resto è sfuocato. Se si tiene conto della sola visione nitida, l'obiettivo standard è quello che si avvicina maggiormente a ciò che vediamo a distanza media e ravvicinata.
Accade frequentemente che i fotografi scartino i 50 mm una volta che abbiano affinato le loro capacità. Questa decisione non nasce unicamente dal desiderio di affrontare nuove esperienze, ma anche perché l'obiettivo standard non è particolarmente adatto per due dei soggetti più comuni: paesaggi e ritratti. Il suo effettivo campo di applicazione è still-life, natura, architettura e soggetti che traggono spunto da un'inquadratura selettiva.
Poiché molti obiettivi standard moderni mettono a fuoco a meno di 50 cm con un ingrandimento di circa x0,15, si dimostrano molto utili anche per le fotografie da distanza ravvicinata. A questo scopo, se ne possono migliorare le prestazioni con tubi di prolunga o soffietti. Le prestazioni ottiche degli obiettivi standard sono forse superiori per distanze normali rispetto a qualsiasi altro obiettivo con qualsiasi diaframma. Questo perché la progettazione e la costruzione di questo tipo di obiettivo sono meno complesse di altri, e la loro realizzazione viene curata con particolare attenzione da parte delle case produttrici. Gli obiettivi standard sono estremamente utili per lavorare con poca luce, laddove si devono utilizzare diaframmi aperti, e per mettere fuori fuoco lo sfondo mantenendo nitido il soggetto.
1.3.2 Il grandangolare
Il grandangolare, così come oggi lo conosciamo, è un obiettivo relativamente nuovo. Poco più di una generazione fa, la maggior pare dei fotografi che lavoravano con fotocamere da 35 mm consideravano l'obiettivo da 35 mm come "il grandangolare", e gli obiettivi da 28 mm costituivano una rarità. Ancora più sorprendente è l'impatto che la prospettiva offerta dal grandangolare ha avuto sul modo in cui concepiamo il mondo, l'arte e la comunicazione visiva in generale.
I grandangolari per il formato 35 mm hanno una lunghezza focale che varia da circa 40 mm a 14 mm (gli obiettivi fisheye possono essere molto più corti) e, come il loro nome dice, offrono un angolo di campo più ampio rispetto al normale. Per fotocamere con pellicole in rullo di formato 120 si usano lunghezze focali da 65 a 35 mm, e, per il formato 4" x 5", da 135 a 65 mm. Entro questa gamma, i grandangolari vengono comunemente suddivisi in vari sottogruppi conosciuti con una miriade di nomi - grandangolari spinti, super, extra, moderati, estremi e così via - ai quali non corrispondono però delle definizioni rigorose. Normalmente, per il formato 35 mm, i grandangolari moderati rientrano nel gruppo da 28-48 mm, e quelli con lunghezza focale più corta vengono considerati grandangolari spinti. Il vantaggio più ovvio del disporre di un angolo di campo ampio è che, dato un certo punto di vista, si riuscirà a imprimere nel fotogramma una porzione di scena tanto più vasta quanto più corta sarà la lunghezza focale impiegata.
Per quanto riguarda gli inconvenienti, con il diminuire della lunghezza focale si notano maggiormente le distorsioni ottiche - astigmatismo e aberrazioni sferiche, laterali e cromatiche - e la prospettiva diviene via via più sfuggente. Queste distorsioni, che aumentano verso il bordo del fotogramma, talvolta vengono sfruttate per esasperare deliberatamente le prospettive e per mettere in risalto la composizione fotografica.
Permettendo al fotografo di lavorare vicino al soggetto, e di avere una copertura della scena che una focale più lunga consentirebbe solo da una certa distanza, i grandangolari fanno apparire grandi e incombenti i soggetti in primo piano, mentre gli oggetti distanti appaiono piccoli e ancor più lontani. Le linee convergenti sono sfuggenti, la scala è distorta e il colore vicino viene messo in risalto. Molti grandangolari spinti curvano le linee ai bordi del fotogramma, creando curiose distorsioni.
Sommario
Prefazione:
1. La macchina fotografica
1.2. il corpo
1.3. l'obiettivo
1.4. l'esposimetro e l’esposizione
1.5. l'otturatore
1.6. il diaframma
2. La temperatura della luce
3. Il controllo della luce nella macchina fotografica
4. Esposizioni
4.1. manuale
4.2. automatica a priorità di diaframma
4.3. automatica a priprità di tempo
4.4. programmi
5. Sensibilità del supporto
6. La messa a fuoco e la profondità di campo
7. Importanza della coppia tempo-diaframma
8. Il flash
9. Il controluce
10. I tempi lunghi e la posa B
11. I filtri correttivi
12. Prove pratiche
Prefazione:
Il corso che vedete pubblicato a seguito è frutto di ricerche e rielaborazioni di manuali e testi reperiti dallo staff del corso.
Per ogni sezione verrà aperto uno o più thread in modo da poter discutere ampliamente degli argomenti trattati.
Una volta esauriti i commenti il thread verrà chiuso e archiviato, e si passera a una nuova sezione.
Qualsiasi supporto tecnico (foto esplicative., domande a tema, correzioni) sarà gradito.
Lo staff del Corso base di fotografia
1.La macchina fotografica:
1.1
La macchina fotografica come la deviamo oggi è il frutto del perfezionamento della camera oscura con in più l’aggiunta di una lente e una pellicola o ccd dietro di esso.Il principio delle camera oscura è molto semplice e sicuramente noto alla maggioranza dei lettori del thread.Per chi non l’avesse presente la foto in basso dovrebbe colmare in maniera esaustiva tale lacuna.
Come potete notare l’immagine del soggetto si proietta sulla parete posteriore della camera oscura.
I fasci luminosi infatti attraversano il foro(detto foro stenopeico) e si vanno a disporre ordinatamente sulla parete. Non mi soffermerò oltre sulla descrizione ne sulla storia che della camera oscura descritta gia da Aristotele nel IV secolo a.c. ne sui perfezionamenti che subbi fino al 1826 anno in cui lo studioso Neipce riuscì ad ottenere la prima fotografia(il problema nei secoli passati era infatti riuscire a impressionare l’immagine su un supporto). Da allora cmq la macchina fotografica inizio ad evolversi sempre più velocemente e gia nel 1889 comparve prima pellicola in celluloide tre anni dopo nasceva la Kodak....(se la storia fotografica vi piace magari dedicheremo più in la un thread all’argomento)
Hai nostri giorni le macchine fotografiche sono ormai classificate in varie categorie:
1. Macchine fotografiche a telemetro. Oggi, questa tecnologia è soprattutto riferita all'uso di pellicole 35 mm. Anche se dobbiamo segnalare un certo significativo abbandono di questi modelli, quasi esclusivamente rappresentati dalle Leica.
2. Reflex (a singolo obiettivo). Nelle versioni per pellicole 35 mm (24x36 mm), per il medio formato (4,5x6 mm, 6x6 cm, 6x7 cm su rullo 120 e 220).
3. Reflex biottiche. Nate in combinazione con il grande formato, oggi sopravvivono soltanto nel 6x6 cm, se concentriamo la valutazione alla produzione industriale. Negli Stati Uniti esistono produzioni industriali di biottiche 4x5".
4. Corpi mobili (grande formato). Dove si intendono i formati di pellicola piana, e non già di pellicola in caricatore (35 mm) o in rullo (120 e 220) e, quindi, si parla di 9x12 cm/4x5", 13x18 cm/5x7" e 18x24 cm/8x10". Qui si hanno sistemi a corpi mobili, ovvero con la possibilità di modificare le posizioni relative dell'obiettivo rispetto al piano focale, con costruzione a banco ottico oppure folding (ripiegabile).
5. Press. Usate solo negli Stati Uniti, sono macchine fotografiche a telemetro che ripropongono alcune caratteristiche del grande formato, visto che tradizionalmente si propongono per riprese nel formato 4x5" (anche se ora molte espongono il 6x7 cm o il 6x9 cm da pellicole in rullo 120/220) qui combinato con una costruzione che prevede l'impiego rapido e dinamico a mano libera.
6.Compatte .I modelli compatti sono molto diffusili il loro formato di solito e 24x36. In questa categoria conta molto la fascia di prezzo che determina la qualità ottica, la molteplicità degli automatismi e la presenza di vari accessori l’esposimetro il flash ecc ecc..
7. Digitali. I modelli digitali hanno preso piede da alcuni anni nel mercato e ormai coprono tutti i settori gia sopraccitati (dalle reflex alle compatte).Sono molto simili alle loro sorelle chimiche ma in queste macchine l’immagine viene per cosi dire “catturata” da un CCD (si tratta di un sensore in grado di misurare la luce; i segnali analogici del sensore vengono inviati ad un convertitore che li trasforma in serie di bit.) Queste macchine sono quindi contraddistinte dalla mancanza del rullino e devono essere affiancate da un Pc. Il futuro sembra riservare un piano di rilievo per questa tecnologia sempre in pieno sviluppo e che continua ad avere un notevole incremento delle vendite.
1.2 il corpo
Il corpo macchina è quella parte della macchina fotografica che serve a contenere l’elemento sensibile(pellicola o CCD)Da qui si regola il tempo di esposizione, si controlla l’inquadratura (dal mirino o dal display) e si scatta.
Nel corpo è inoltre contenuto l'otturatore, che è il responsabile dei tempi di scatto.(by quinx)
1.3 l’obbiettivo
L’obbiettivo è la parte della macchina fotografica che serve a raccogliere l’immagine e a trasferirla sull’elemento sensibile, con la luce giusta e senza distorsioni.
Gli obbiettivi sono formati da gruppi di lenti.
Essi si dividono in tre macro famiglie obbiettivi Standard, grandangolare e teleobbiettivo vi sono inoltre gli zoom e le ottiche speciali.
1.3.1 L'obiettivo standard
L'obiettivo standard ha una lunghezza focale di 50 mm in ragione del fatto che il suo angolo di campo si avvicina al campo di visuale dell'occhio umano, e che genera una prospettiva naturale da distanze normali. L'obiettivo standard è grosso modo corrispondente alla diagonale del formato della pellicola.
L'obiettivo standard è quello abitualmente fornito con il corpo macchina. Si tratta di una lunghezza focale ideale per il principiante, per poter appendere i rudimenti essenziali della tecnica fotografica - messa a fuoco, inquadratura, composizione, e misurazione della luce - come pure per sperimentare gli effetti di filtri e lenti addizionali. Chi guarda per la prima volta attraverso il mirino di una fotocamera resta spesso sorpreso nel ritrovarsi un campo visivo ridotto rispetto a quello normale. Ciò si verifica perché l'occhio umano in effetti abbraccia un campo di 180 gradi, ma di questo appena il 25% nel centro è "nitido". Il resto è sfuocato. Se si tiene conto della sola visione nitida, l'obiettivo standard è quello che si avvicina maggiormente a ciò che vediamo a distanza media e ravvicinata.
Accade frequentemente che i fotografi scartino i 50 mm una volta che abbiano affinato le loro capacità. Questa decisione non nasce unicamente dal desiderio di affrontare nuove esperienze, ma anche perché l'obiettivo standard non è particolarmente adatto per due dei soggetti più comuni: paesaggi e ritratti. Il suo effettivo campo di applicazione è still-life, natura, architettura e soggetti che traggono spunto da un'inquadratura selettiva.
Poiché molti obiettivi standard moderni mettono a fuoco a meno di 50 cm con un ingrandimento di circa x0,15, si dimostrano molto utili anche per le fotografie da distanza ravvicinata. A questo scopo, se ne possono migliorare le prestazioni con tubi di prolunga o soffietti. Le prestazioni ottiche degli obiettivi standard sono forse superiori per distanze normali rispetto a qualsiasi altro obiettivo con qualsiasi diaframma. Questo perché la progettazione e la costruzione di questo tipo di obiettivo sono meno complesse di altri, e la loro realizzazione viene curata con particolare attenzione da parte delle case produttrici. Gli obiettivi standard sono estremamente utili per lavorare con poca luce, laddove si devono utilizzare diaframmi aperti, e per mettere fuori fuoco lo sfondo mantenendo nitido il soggetto.
1.3.2 Il grandangolare
Il grandangolare, così come oggi lo conosciamo, è un obiettivo relativamente nuovo. Poco più di una generazione fa, la maggior pare dei fotografi che lavoravano con fotocamere da 35 mm consideravano l'obiettivo da 35 mm come "il grandangolare", e gli obiettivi da 28 mm costituivano una rarità. Ancora più sorprendente è l'impatto che la prospettiva offerta dal grandangolare ha avuto sul modo in cui concepiamo il mondo, l'arte e la comunicazione visiva in generale.
I grandangolari per il formato 35 mm hanno una lunghezza focale che varia da circa 40 mm a 14 mm (gli obiettivi fisheye possono essere molto più corti) e, come il loro nome dice, offrono un angolo di campo più ampio rispetto al normale. Per fotocamere con pellicole in rullo di formato 120 si usano lunghezze focali da 65 a 35 mm, e, per il formato 4" x 5", da 135 a 65 mm. Entro questa gamma, i grandangolari vengono comunemente suddivisi in vari sottogruppi conosciuti con una miriade di nomi - grandangolari spinti, super, extra, moderati, estremi e così via - ai quali non corrispondono però delle definizioni rigorose. Normalmente, per il formato 35 mm, i grandangolari moderati rientrano nel gruppo da 28-48 mm, e quelli con lunghezza focale più corta vengono considerati grandangolari spinti. Il vantaggio più ovvio del disporre di un angolo di campo ampio è che, dato un certo punto di vista, si riuscirà a imprimere nel fotogramma una porzione di scena tanto più vasta quanto più corta sarà la lunghezza focale impiegata.
Per quanto riguarda gli inconvenienti, con il diminuire della lunghezza focale si notano maggiormente le distorsioni ottiche - astigmatismo e aberrazioni sferiche, laterali e cromatiche - e la prospettiva diviene via via più sfuggente. Queste distorsioni, che aumentano verso il bordo del fotogramma, talvolta vengono sfruttate per esasperare deliberatamente le prospettive e per mettere in risalto la composizione fotografica.
Permettendo al fotografo di lavorare vicino al soggetto, e di avere una copertura della scena che una focale più lunga consentirebbe solo da una certa distanza, i grandangolari fanno apparire grandi e incombenti i soggetti in primo piano, mentre gli oggetti distanti appaiono piccoli e ancor più lontani. Le linee convergenti sono sfuggenti, la scala è distorta e il colore vicino viene messo in risalto. Molti grandangolari spinti curvano le linee ai bordi del fotogramma, creando curiose distorsioni.
Ultima modifica di il Gio Feb 14, 2008 6:40 pm - modificato 1 volta.
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