Doomsday
Titolo originale: Doomsday
Gran Bretagna: 2008 Regia di: Neil Marshall Genere: Horror Durata: 113'
Interpreti: Rhona Mitra, Malcolm McDowell, Bob Hoskins, Alexander
Siddig, Craig Conway, Adrian Lester, Sean Pertwee, Nora-Jane Noone
Sito web: www.doomsdayiscoming.com
Nelle sale dal: 29/08/2008Voto: 5
Recensione di: Anna Maria Pelella
Siamo
nel Regno Unito nel 2008. Un'epidemia scatenata da un virus fuori
controllo decima la popolazione. Le autorità decidono di alzare un muro
e confinare gli infetti in Scozia. Vent'anni dopo il virus ricompare a
Londra. Le autorità decidono allora di mandare una squadra al di là del
muro, per scoprire come sia possibile che ci siano dei sopravvissuti e,
possibilmente impadronirsi dell'eventuale farmaco messo a punto dallo
scienziato Kane, che era rimasto in Scozia anni prima.
C'è un epidemia e gli infetti sono confinati in Scozia. Quasi come in
28 Settimane dopo. Poi una squadra viene inviata nella zona in
quarantena per scoprire il farmaco miracoloso in grado di salvare gli
infetti di Londra. Proprio come in 1999: Fuga da New York. Inoltre gli
scozzesi in quarantena hanno messo su un tale circo che pare di essere
in un qualsiasi Mad Max. Si sa che gli scozzesi sono pittoreschi, e che
lasciati fare tendono all'imbarbarimento. E per completare il quadro si
combatte con i prigionieri nell'arena come neanche ne Il Gladiatore.
Gli scozzesi portano sul viso tatuaggi di guerra, come abbiamo visto in
Braveheart, e le ragazze ballano vestite di poco e con le calze a rete,
come in La Terra dei morti viventi. Un bestione in armatura con lancia
e scudo combatte nell'arena contro una donna sola, che a mani nude lo
fa a pezzi.
Si, lo so che dovrei dare una possibilità alla sospensione
dell'incredulità, ma ogni volta che accade una cosa del genere
personalmente mi sento presa in giro. Intendiamoci, non è che avrei
problemi a sospendere la mia incredulità di fronte ad un lavoro ben
fatto, tanto è vero che ho creduto per due ore ai vampiri di The
Addiction. Ma qua è davvero dura. Intanto perchè non c'è una sola
traccia di originalità in tutto il film.
Neanche l'ombra. Poi perchè, secondo il mio modesto parere, per
rinverdire un genere morto e sepolto bisogna essere come minimo
Tarantino.
Il tanto pubblicizzato omaggio ai registi di riferimento di Neil
Marshall si riduce in verità ad una copia senza personalità, una specie
di Bignami per appassionati. E se nel precedente The Descent il regista
aveva almeno un tocco lievemente ansiogeno e una visione originale
della narrazione, che rendevano intrigante il tutto, qua perde di colpo
ogni creatività, e si riduce a giocare con i mitra e le macchine come
qualsiasi bambino con un negozio di giocattoli a disposizione.
In una parola siamo di fronte ad un film del tutto inutile. Se non
fosse che i più giovani magari hanno voglia di vedere sparatorie,
combattimenti, inseguimenti in automobile e un bel pò di culi. Tutto
insieme in un'unica fotocopia luccicante e molto chiassosa. Ma nulla
più.
In siffatta situazione ovviamente la recitazione è del tutto opzionale.
Certo nessuno sano di mente si aspetterebbe un buon lavoro con gli
attori da un regista che ha girato in tutto tre film. Però l'uso
sconsiderato di personaggi come Bob Hoskins, altrove almeno
convincente, mentre qui è ridotto ad una copia sbiadita di un qualsiasi
politico da due soldi e col cuore buono, si poteva certo evitare.
O quello squisitamente inutile di Malcom McDowell, che impersona un
triste vecchietto amante dei combattimenti e con una bella vena sadica,
in ricordo dei bei vecchi tempi. Abbiamo poi l'attore feticcio di
Marshall, Craig Conway presente in tutti i suoi film, che prova a fare
Mel Gibson, con risultati davvero imbarazzanti. Mentre l'eroina di
turno, una Rhona Mitra che sogna di essere Kate Beckinsale, è una tale
salma da far sorgere il dubbio che sia infetta anche lei all'insaputa
di tutti.
Insomma non salverei neanche un fotogramma di questo pretenzioso
prodotto ben confezionato certo, ma del tutto vuoto. Salvo suggerirne
la visione al pubblico più giovane, quello che non ha avuto modo di
vedere i capostipiti del genere. Così, tanto per riassumere in un sol
colpo vent'anni di cinema ormai perso per sempre.
Titolo originale: Doomsday
Gran Bretagna: 2008 Regia di: Neil Marshall Genere: Horror Durata: 113'
Interpreti: Rhona Mitra, Malcolm McDowell, Bob Hoskins, Alexander
Siddig, Craig Conway, Adrian Lester, Sean Pertwee, Nora-Jane Noone
Sito web: www.doomsdayiscoming.com
Nelle sale dal: 29/08/2008Voto: 5
Recensione di: Anna Maria Pelella
Siamo
nel Regno Unito nel 2008. Un'epidemia scatenata da un virus fuori
controllo decima la popolazione. Le autorità decidono di alzare un muro
e confinare gli infetti in Scozia. Vent'anni dopo il virus ricompare a
Londra. Le autorità decidono allora di mandare una squadra al di là del
muro, per scoprire come sia possibile che ci siano dei sopravvissuti e,
possibilmente impadronirsi dell'eventuale farmaco messo a punto dallo
scienziato Kane, che era rimasto in Scozia anni prima.
C'è un epidemia e gli infetti sono confinati in Scozia. Quasi come in
28 Settimane dopo. Poi una squadra viene inviata nella zona in
quarantena per scoprire il farmaco miracoloso in grado di salvare gli
infetti di Londra. Proprio come in 1999: Fuga da New York. Inoltre gli
scozzesi in quarantena hanno messo su un tale circo che pare di essere
in un qualsiasi Mad Max. Si sa che gli scozzesi sono pittoreschi, e che
lasciati fare tendono all'imbarbarimento. E per completare il quadro si
combatte con i prigionieri nell'arena come neanche ne Il Gladiatore.
Gli scozzesi portano sul viso tatuaggi di guerra, come abbiamo visto in
Braveheart, e le ragazze ballano vestite di poco e con le calze a rete,
come in La Terra dei morti viventi. Un bestione in armatura con lancia
e scudo combatte nell'arena contro una donna sola, che a mani nude lo
fa a pezzi.
Si, lo so che dovrei dare una possibilità alla sospensione
dell'incredulità, ma ogni volta che accade una cosa del genere
personalmente mi sento presa in giro. Intendiamoci, non è che avrei
problemi a sospendere la mia incredulità di fronte ad un lavoro ben
fatto, tanto è vero che ho creduto per due ore ai vampiri di The
Addiction. Ma qua è davvero dura. Intanto perchè non c'è una sola
traccia di originalità in tutto il film.
Neanche l'ombra. Poi perchè, secondo il mio modesto parere, per
rinverdire un genere morto e sepolto bisogna essere come minimo
Tarantino.
Il tanto pubblicizzato omaggio ai registi di riferimento di Neil
Marshall si riduce in verità ad una copia senza personalità, una specie
di Bignami per appassionati. E se nel precedente The Descent il regista
aveva almeno un tocco lievemente ansiogeno e una visione originale
della narrazione, che rendevano intrigante il tutto, qua perde di colpo
ogni creatività, e si riduce a giocare con i mitra e le macchine come
qualsiasi bambino con un negozio di giocattoli a disposizione.
In una parola siamo di fronte ad un film del tutto inutile. Se non
fosse che i più giovani magari hanno voglia di vedere sparatorie,
combattimenti, inseguimenti in automobile e un bel pò di culi. Tutto
insieme in un'unica fotocopia luccicante e molto chiassosa. Ma nulla
più.
In siffatta situazione ovviamente la recitazione è del tutto opzionale.
Certo nessuno sano di mente si aspetterebbe un buon lavoro con gli
attori da un regista che ha girato in tutto tre film. Però l'uso
sconsiderato di personaggi come Bob Hoskins, altrove almeno
convincente, mentre qui è ridotto ad una copia sbiadita di un qualsiasi
politico da due soldi e col cuore buono, si poteva certo evitare.
O quello squisitamente inutile di Malcom McDowell, che impersona un
triste vecchietto amante dei combattimenti e con una bella vena sadica,
in ricordo dei bei vecchi tempi. Abbiamo poi l'attore feticcio di
Marshall, Craig Conway presente in tutti i suoi film, che prova a fare
Mel Gibson, con risultati davvero imbarazzanti. Mentre l'eroina di
turno, una Rhona Mitra che sogna di essere Kate Beckinsale, è una tale
salma da far sorgere il dubbio che sia infetta anche lei all'insaputa
di tutti.
Insomma non salverei neanche un fotogramma di questo pretenzioso
prodotto ben confezionato certo, ma del tutto vuoto. Salvo suggerirne
la visione al pubblico più giovane, quello che non ha avuto modo di
vedere i capostipiti del genere. Così, tanto per riassumere in un sol
colpo vent'anni di cinema ormai perso per sempre.
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