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      Messaggio Da TOMMY's Lun Ago 18, 2008 5:24 pm

      Comandare con la luce


      Il circuito che analizzeremo questa volta costituisce un automatismo,
      sia pure nella sua forma più semplice, in grado di comandare un evento
      in funzione della luce ambiente. Tanto per fare qualche esempio, è
      possibile ottenere che una o più lampade si accendano quando la luce
      naturale si abbassa al di sotto di un certo livello, oppure azionare un
      segnale acustico, un motore o qualsiasi altro dispositivo elettrico,
      funzionante a qualsiasi tensione e qualunque sia la potenza da esso
      assorbita.
      Le fotoresistenze


      L'elemento che rileva la luminosità è in questo caso una fotoresistenza:
      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd01
      una fotoresistenza
      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd02si
      tratta di una resistenza particolare, il cui valore cambia
      sensibilmente in funzione della luce che la investe. A seconda del
      tipo, una fotoresistenza può misurare ad esempio circa 1 megaohm al
      buio e solo poche decine di kilo-ohm in piena luce. Il modo di
      impiegare una fotoresistenza è semplice: come si vede nello schema a
      destra, la fotoresistenza, indicata con FTR, fa parte del circuito di
      base del transistor; finchè c'è luce sufficiente, il valore di FTR
      rimane basso, per cui la corrente proveniente dal polo positivo
      attraverso R1 ed RV passa nella fotoresistenza e ritorna a massa, senza
      interessare il transistor. Quando la luce diminuisce, il valore della
      fotoresistenza aumenta, fino al momento in cui la corrente poveniente
      da RV, trovando una via di minor resistenza, comincia a entrare nella
      base del transistor. Il transistor passa così in conduzione, cioè, come
      abbiamo visto nella lezione precedente, lascia passare corrente nel suo
      circuito di collettore. La bobina del relè viene quindi attraversata
      dalla corrente di collettore del transistor, ed il relè scatta, cioè
      chiude il contatto C.
      Quando la luce ambiente aumenta, la corrente di base ricomincia a
      passare nella FTR, la cui resistenza è tornata bassa; il transistor non
      conduce più ed il relè si diseccita, riaprendo il contatto C.




      ANALIZZIAMO IN DETTAGLIO I SINGOLI COMPONENTI DEL CIRCUITO



      Cos'e' e come funziona un relè

      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd05
      Un
      relè è sostanzialmente un interruttore, cioè un dispositivo in grado di
      aprire e chiudere un circuito. A differenza dell'interruttore però, il
      relè non viene azionato a mano, ma da un elettromagnete, costituito da
      una bobina di filo avvolto intorno ad un nucleo di materiale magnetico.
      Quando passa corrente nella bobina di filo, si crea un campo magnetico
      che attira l'ancoretta secondo la freccia rossa verticale; l'ancoretta
      ruota e spinge il contatto centrale C verso destra, secondo la freccia
      orizzontale. In questo modo, il collegamento tra il contatto centrale e
      quello di sinistra (
      nc) si apre, mentre si chiude il collegamento tra il contatto centrale e quello di destra (na).
      Il contatto di sinistra viene definito nc, cioè normalmente chiuso,
      perchè è tale quando il relè è a riposo. Allo stesso modo l'altro
      contatto, aperto quando il relè non è eccitato, viene definito na, cioè
      normalmente aperto.

      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd03
      due tipi di resistenze variabili
      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd04

      La resistenza RV che si trova nel circuito di base del transistor, è
      una resistenza variabile, detta anche trimmer. Nella pratica può avere
      l'aspetto di uno dei tipi che si vedono nella figura a sinistra; si
      tratta comunque di una resistenza il cui valore può essere regolato tra
      zero e il massimo (che è il valore indicato sulla resistenza stessa)
      facendo ruotare con un cacciavite un contatto strisciante che scorre su
      una superficie di materiale ad alta resistività. La resistenza
      variabile è stata inserita per poter regolare con precisione il punto
      d'intervento, ovvero determinare con che luminosità il relè si chiude e
      mette in funzione ciò che vi è collegato. Supponiamo che il vostro
      circuito si ecciti, cioè il relè si chiuda ed accenda le lampade,
      quando c'è ancora abbastanza luce; se volete che il circuito intervenga
      quando è più buio, ruotate la RV così da aumentarne il valore: in
      questo modo, affinchè la corrente che entra sulla base del transistor
      riesca a portarlo in conduzione, occorrerà che la FTR abbia un valore
      più alto, e cioè che sia più buio.
      La
      resistenza R1 serve per proteggere il transistor nel caso che si regoli
      la RV su valori troppo bassi: se non ci fosse R1, potrebbe entrare
      nella base del transistor una corrente troppo alta e distruggerlo.
      Il vantaggio del relè è che i due circuiti, cioè quello di comando e
      quello di utilizzazione, sono completamente separati, e possono quindi
      funzionare con tensioni diverse. L'importante è che il circuito di
      comando invii alla bobina la giusta corrente, e che il circuito di
      utilizzazione faccia uso di contatti in grado di sopportare la corrente
      richiesta dal carico collegato. Questo significa che se col relè voglio
      accendere e spegnere una lampadina da 100 watt a 220 volt, saranno
      sufficienti contatti per 1 ampere; se invece voglio comandare,
      supponiamo, una serie di 10 faretti, ciascuno con lampada da 500 watt,
      avrò bisogno di un relè ben più robusto, con contatti adeguati ad una
      corrente di circa 30 ampere. In effetti sarebbe possibile fare a meno
      di un relè, e comandare altri utilizzatori, come lampade, allarmi, ecc,
      usando soltanto componenti elettronici; l'uso del relè è tuttavia più
      semplice e permette la massima libertà di utilizzo, senza vincoli di
      carico o di tensioni.
      Fotoresistenza,relè e diodi Ftrd06Nell'
      immagine a fianco è evidenziato il modo di utilizzare questo circuito,
      ovvero come deve essere collegato un utilizzatore esterno perchè venga
      comandato dal relè. Nell'esempio si vede una normale lampadina di
      quelle che usiamo nelle nostre case collegandole alla rete a 220 V.
      Partendo dalla spina, un filo arriva direttamente alla lampada, mentre
      l'altro passa attraverso i contatti del relè, che è quindi in grado di
      accendere e spegnere la lampadina. I due terminali sono indicati con na, perchè si tratta di un contatto normalmente aperto, cioè di un contatto che si chiude solo quando il relè si eccita.


      La funzione del diodo D

      Tutte le volte che ci troviamo ad avere a che fare con avvolgimenti di filo intorno a nuclei metallici, possiamo parlare di carichi induttivi.
      Senza scendere troppo nei dettagli, diciamo che ci sono importanti
      differenze tra gli effetti di un carico induttivo e quelli di una
      normale resistenza inseriti in circuito. Se noi applichiamo tensione ai
      capi di una resistenza, questa viene subito percorsa da corrente;
      quando stacchiamo tensione, la corrente cessa. Se invece applichiamo
      tensione a un carico induttivo, come la bobina di eccitazione del relè
      (o elettrocalamita), la corrente non circola immediatamente, ma dopo un
      certo intervallo di tempo. Successivamente, nel momento in cui tentiamo
      di staccare la tensione, la corrente tende a circolare ancora per
      qualche istante, per cui si creano extra correnti di apertura e
      tensioni di segno inverso. I transistori possono essere danneggiati da
      tensioni troppo elevate o di segno contrario a quello richiesto dalla
      loro polarità, e quindi occorre proteggerli dagli effetti pericolosi
      dei carichi induttivi. A questo provvede il diodo D, che risulta
      collegato in parallelo alla bobina del relè, col polo positivo rivolto
      verso il positivo della alimentazione.
      Normalmente nel diodo D non passa alcuna corrente, poichè esso è
      collegato in senso contrario rispetto all'alimentazione del circuito;
      quando però ai capi della bobina del relè tende a formarsi una tensione
      inversa, il diodo passa subito in conduzione e praticamente annulla la
      tensione pericolosa.
      I componenti per questo circuito:

      - Un relè la cui bobina
      funzioni a 9 volt in corrente continua, e che sia dotato di almeno un
      contatto normalmente aperto; i contatti dovranno essere adeguati alla
      potenza dell'utilizzatore che volete collegarvi
      - FTR: fotoresistenza avente un valore di circa 1 Mohm al buio e di qualche Kohm alla luce
      - RV: trimmer (resistenza variabile) da circa 47 Kohm
      - R1: resistenza da 2,2 Kohm
      - Un transistor NPN tipo BC108 o equivalenti
      - D: diodo tipo 1N4001 o equivalenti


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